La motivazione è il motore che spinge all’azione. È l’ingrediente fondamentale per intraprendere un cambiamento e per ottenere risultati duraturi nel tempo.
La motivazione è importante per superare eventuali ostacoli o deviazioni di percorso che possono sorgere lungo la via.
Come possiamo dunque trovare e mantenere il giusto stimolo per affrontare il nostro cambiamento?
La risposta è semplice: attivando la cosiddetta “leva piacere/dolore”. In altre parole, riusciamo a cambiare davvero nel momento in cui il solo pensiero di vivere come stiamo vivendo, ci provoca cosi tanto disagio e dolore da non poter fare a meno di cambiare (leva del dolore).
Al contrario, possiamo desiderare il cambiamento perché associamo molto piacere al raggiungimento di una nuova condizione, che ci sembra irresistibilmente, allettante (leva del piacere).
Quando le due leve agiscono insieme l’effetto del cambiamento è più veloce ed efficace perché voler uscire da una brutta situazione, significa andare incontro al futuro sempre desiderato.
Nei casi in cui viene a mancare l’equilibrio tra le due leve la persona resta in una condizione di limbo creando una cosiddetta “barriera dolore/dolore”. Vive così in una condizione di grande sofferenza per la situazione attuale, ma anche dolore alla sola idea di fare un cambiamento.
Cambiamento tra dolore e piacere
Per lavorare al cambiamento, quindi, oltre al piacere di inseguire i propri obiettivi di miglioramento, può servire, il dolore di guardare in faccia la realtà ed essere onesti con se stessi.
Come mai ci sono tante persone che si trovano in situazioni di disagio come essere in sovrappeso, trovarsi in relazioni ormai obsolete o in lavori stressanti e, nonostante, il dolore che provano non vogliono, o riescono, a cambiare?
La risposta è semplice: per cambiare veramente bisogna essere disposti a fare qualcosa che non si è mai fatto.
L’uomo per natura è predisposto ad evitare il dolore, invece che cercare il piacere, ma evitando qualcosa che non piace, non significa trovare qualcosa che piaccia. Passare da una situazione di dolore all’altra può essere la conseguenza della mancanza di chiarezza: non sappiamo bene cosa vogliamo e cosa ci provoca piacere. La continua paura di avere un rapporto di coppia deludente, porta a trovare spesso proprio ad avere un rapporto di coppia deludente: manca il focus su un’alternativa, su quello che vogliamo.
Ecco perché un numero sempre più elevato di persone vive cercando di sfuggire dal proprio lavoro, dalla propria vita, dalla propria relazione accontentandosi di standard bassi nel lavoro, in coppia e nella vita con stati emotivi che vanno dall’insoddisfazione alla frustrazione, dalla rabbia alla tristezza.
In pratica si deve pensare che c’è sempre una leva più forte che spinge ogni persona verso una condizione di minor dolore (o di maggior piacere).
Cambiamento e leva del dolore
Fin da piccoli siamo abituati ad attivare cambiamenti motivati più dalla leva del dolore piuttosto che del piacere tramite punizioni, denigrazioni, imposizioni.
Di conseguenza da grandi siamo spesso indotti a compiere cambiamenti spinti dalla leva del dolore anziché essere motivati dai propri valori e obiettivi. Ragionare per valori e obiettivi vuol dire dare forza, propulsione e motivazione.
Quello che impedisce a molte persone di apportare i cambiamenti necessari, è la mancanza di motivazione, ma questo spesso deriva dalla mancanza di obiettivi ben formulati!
Avere un obiettivo, infatti, ci motiva, ma appena raggiunto la motivazione cala finché non ci diamo nuovi obiettivi, senza esagerare altrimenti perdiamo il tempo presente.
Uno dei principi più importanti è agire alla ricerca del piacere anziché parlare lasciandosi “schiacciare” dal dolore.
Usare la leva dolore/piacere per gli obiettivi e vivere il cambiamento
Possiamo utilizzare la leva piacere/dolore per trovare le giuste motivazioni per raggiungere i nostri obiettivi.
Ma come si utilizza? La risposta è semplice.
Dobbiamo cercare di condizionarci in modo tale da associare molto dolore all’idea di non agire, e allo stesso modo molto piacere all’idea di fallire. Siamo noi a decidere quanto dolore attribuire alla condizione in cui ci troviamo e quanto piacere vogliamo associare alla condizione che otterremo.
Ora facciamo un po’ di pratica, per comprendere come agire concretamente sull’equilibrio piacere/dolore.
Rispondi a queste domande:
- Quanto mi costerà se non farò questo cambiamento e se tutto rimanesse così?
- Cosa mi perdo nella mia vita se rimango in questa situazione?
- Quali svantaggi otterrei dal punto di vista mentale, emotivo, spirituale, economico se non decidessi di dedicarmi all’obiettivo?
- E quali conseguenze avrebbe sulla mia autostima?
Ora proiettati nel futuro. Prova a pensarti tra un anno poi tra cinque, tra dieci e tra vent’anni, immaginando di non aver fatto nulla per realizzare il tuo obiettivo.
Quindi rispondi sul tuo foglio a queste domande:
- Come mi sentirei tra un anno se non avessi fatto nulla per raggiungere il mio obiettivo?
- E quale sarebbe il mio stato d’animo se fra cinque anni mi trovassi ancora al punto di partenza? Sarei felice, mi sentirei realizzato, oppure avrei dei rimpianti, o dei rimorsi?
- Quali sensazioni potrei provare tra dieci anni?
- Potrei ritenermi un fallito?
- In che modo non raggiungere il mio obiettivo potrebbe peggiorare il mio livello di benessere?
- Potrei causare danni o sofferenze anche alle persone care?
Lo scopo di rispondere a queste domande è di concentrare e sentire un’importante dose di dolore collegata all’idea di non agire. Sta a te trovare le risposte. Dopo tutto, chi meglio di te può sapere ciò che ti fa stare male e ciò che invece ti fa stare bene?
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