Siete genitori e state vivendo insieme ai vostri bambini questo momento così delicato?
È sicuramente complesso capire quale sia il modo migliore di comportarsi nei confronti dei bambini, perché se da un lato è doveroso informarli, dall’altro dobbiamo trovare anche il modo migliore per farlo. Con semplicità ma anche responsabilizzandoli riguardo a ciò che in questo momento è assolutamente da evitare.
Ogni figlio reagisce in maniera diversa, per questo ci tengo a fornirvi alcuni spunti di riflessione, per poter vivere al meglio questo ritiro forzato e per far sì che porti dei buoni frutti.
Non c’è bisogno di dilungarsi troppo per descrivere la situazione che l’intera popolazione italiana sta vivendo. Cerchiamo tutti di rispettare la necessità di stare in casa per non esporsi troppo al contagio.
I genitori sono certamente una delle categorie che è stata più scossa da queste direttive.
Nel giro di un giorno le scuole sono state chiuse, le attività sportive sospese e ci si è ritrovati insieme a guardarsi negli occhi, a dover reiventare le proprie giornate e il proprio tempo insieme.
Per fortuna molte scuole si sono attivate per mantenere con gli studenti, anche con i più piccoli, una linea virtuale, per non far perdere il contatto con gli insegnanti e con i propri compagni di classe.
E i genitori?
Alcuni hanno l’opportunità, forzata o meno, di rimanere a casa. Altri continuano l’attività lavorativa. In entrambi i casi, il tempo che passano con i propri bambini è diverso dal solito.
Tempo che viene naturalmente condizionato dalle reazioni emotive che i propri figli vivono rispetto a questo periodo di disagio.
Ribelle, pauroso o scostante
Per comodità ho voluto raggruppare le reazioni dei piccoli in tre macro aree comportamentali. Riconoscerle può aiutare i genitori ad accogliere e sostenere al meglio i bambini in questo delicato momento.
Ricordate sempre che ogni reazione ed ogni comportamento di vostro figlio è collegato a un suo bisogno. Riconoscere il bisogno emotivo che sta cercando di esprimere, permetterà di entrare in relazione con lui senza generare conflitti né senso di frustrazione.
Ecco le tre tipologie:
- Il ribelle: sono tutti quei bambini/ragazzi che faticano ad accettare restrizioni forzate sviluppando, di conseguenza, un alto livello di nervosismo. In particolare, parlo di adolescenti e preadolescenti con delle routine quotidiane ben precise all’interno delle quali si sentono sicuri e protetti e all’improvviso si sentono mancare la terra sotto i piedi. Di conseguenza possono avere comportamenti di ribellione, dovuti al fatto di non condividere e non comprendere quello che realmente sta succedendo. Il sentimento che ne potrebbe scaturire è la rabbia.
Attenzione! Ogni figlio ha la sua modalità per mostrare i sentimenti che vive. La rabbia, non necessariamente, si manifesta con atti violenti. Esiste una rabbia passiva che porta alla chiusura e ad uno stato di tristezza.
Quale bisogno inespresso sta manifestando?
Il bisogno di sicurezza e controllo, unito al bisogno di libertà.
I genitori possono fare molto per aiutarli anche non esplicitando le proprie intenzioni, ma cambiando delle piccole abitudini. Ad esempio sostenerli nel ricostruire delle piccole routine quotidiane che diano loro certezza e ristabiliscano dei paletti all’interno dei quali si possano sentire bene. Si potrebbe affidare dei compiti ben precisi, coinvolgendoli e stando loro accanto anche in silenzio e senza forzare il dialogo.
Se si riconosce che il proprio figlio sta provando rabbia per aver saltato la partita di calcio o perché è stata sospesa la gita scolastica, non bisogna cercare di convincerlo razionalmente a cambiare umore. La sua rabbia è lecita, accogliamola, poi proviamo a fargli vedere altre opportunità legate allo stare in casa da fare anche insieme. Probabilmente bisognerà fare diversi tentativi, ma il risultato è assicurato!
È importante che ci senta sereni e non arrabbiati, né frustrati dalla situazione. Se ci si accorge di non essere nello stato emotivo giusto è meglio fare un passo indietro e chiedere all’altro genitore di intervenire.
- Il pauroso: ci sono bambini che hanno paura. Nella maggior parte dei casi la provano i bambini di età scolare. Attenzione perché la maggior parte delle volte la paura è un sentimento indotto.
Cosa significa? Significa che i bambini assorbono la paura dai genitori o, comunque, dalle persone vicine che provano questa emozione. I bambini l’avvertono e la interiorizzano facendola loro.
Come fare? Prima di tutto fare un check su se stessi e riconoscere se si prova questo sentimento:
– Proviamo paura?
– Da che cosa è scaturita?
– È realistica o nasce da preoccupazioni che non possiamo neanche controllare?
– È funzionale o disfunzionale al nostro ruolo genitoriale?
La paura può impossessarsi di noi facendoci perdere il contatto con la realtà, dipingendola con scenari a volte tragici.
Un genitore che ha paura non può sostenere un figlio che prova lo stesso sentimento.
Anche in questo caso è fondamentale farsi sostenere dall’altro genitore. Se questo non fosse possibile perché siamo soli nella gestione della famiglia, oppure perché il partner è fuori tutto il giorno per lavoro, possiamo attuare delle piccole norme salva paura:
- Telegiornali e social solo lo stretto necessario
- Cerchiamo un alleato virtuale come, ad esempio, un altro genitore che ci sostenga, con il quale possiamo confrontarci e sostenerci a vicenda. Scegliamo un alleato che non viva il sentimento della paura.
- Preferiamo delle attività leggere da svolgere con il nostro bambino che stimolino la creatività e il movimento. Guardiamo un film divertente, facciamo dei giochi che prediligano il buon umore. Internet è pieno di attività stimolanti da fare con loro. Se all’inizio potranno sembrare un po’ reticenti poi sarà facile coinvolgerli beneficiandone entrambi.
- Lo scostante: in questo gruppo sono da inserire quei bambini che non mostrano alcuna emozione particolare. Bambini che si adattano velocemente e che sembra non vengano toccati dal cambiamento. In realtà, in molti casi, le emozioni sono nascoste. Questi bambini faticano a farle emergere, magari per il bisogno di sentirsi adeguati e all’altezza della situazione perché non vogliono deludere i genitori e gli altri adulti di riferimento. Sono bambini silenziosi, introspettivi, bravi che rasentano la perfezione, ma che proprio per questo hanno più di tutti necessità di essere amati incondizionatamente, soprattutto quando raramente gli capita di sbagliare o di essere inappropriati. È importante osservarli perché rischiano di passare inosservati perché se la cavano benissimo da soli. Questo tipo di bambini, al di là dell’emergenza Covid-19, hanno sempre bisogno di una sola cura: amore. Hanno bisogno di avere prova quotidiana che l’errore è il ben venuto e fa parte della vita di ognuno. Con loro si possono fare insieme attività più soft, creative, ma lente. Magari svolgendo insieme un’attività che non sa fare, come cucinare o disegnare per permettere di rafforzarli e sostenerli.
Il momento che stiamo vivendo è stra-ordinario. Ci porta fuori dalla normalità. Ogni avvenimento di questo tipo genera, volenti o nolenti, un cambiamento in noi. Dobbiamo essere pronti affinché questo sia migliorativo e ci permetta di modificare vecchi atteggiamenti poco utili.
Lo stesso vale per i figli. Questo periodo segnerà le loro esistenze ed il loro sviluppo.
La responsabilità di stargli accanto in questo momento non è cosa da poco. È dovere di ogni genitore permettere che sia tutto utile al miglioramento della loro vita.
Sono tre gli aspetti fondamentali che, in questa situazione di emergenza, potranno rafforzare diventando dei punti di forza per tutta la loro vita:
- La gestione delle emozioni. È importante imparare a riconoscere e gestire emozioni come la frustrazione, il senso di ansia e paura senza farsi sopraffare.
- La resilienza, ovvero sviluppare la capacità di affrontare e superare un evento traumatico anche se capitato improvvisamente e per il quale non si avevano risorse, ma si sono sviluppate.
- Riscoprire il senso della famiglia, come nucleo fondamentale degli affetti, come nido di protezione e di amore.
In questo periodo storico sembra essersi perso il senso di famiglia dietro ad una vita frenetica piena di impegni.
I genitori lo ricercano nei libri e nel parere degli esperti. In realtà, il senso della famiglia è già qui, tra le nostre mura domestiche. Sta ad ognuno di noi riscoprirlo, tirarlo fuori dalla soffitta, lucidarlo ed esporlo ad ogni nuovo giorno.
I bambini che stanno vivendo questa esperienza hanno una opportunità unica, quella di riscoprire nella semplice quotidianità le persone più importanti: i punti di riferimento, gli esempi da seguire, i genitori.
Immaginiamo che, in questo periodo, i nostri figli possano rivivere nuovamente quell’imprinting dei primi giorni dopo la nascita. Cosa vogliamo imprimere su di loro? Cosa pensiamo sia veramente importante che si portino dietro per tutta la vita?
Ora è compito dei genitori usare al meglio questa importante opportunità.
Nel nostro nuovo gruppo Facebook #ZEROSCUSE potrai trovare:
Scopri tutti i nostri percorsi online:
Per informazioni su MasterCap, 1° master in Health Coaching ad Alto Potenziale: https://hcmastercap.academy/