La didattica a distanza ha fatto riscoprire ai genitori un nuovo ruolo: quello di insegnati. Ora che le scuole sono finite è tempo di bilanci. Cosa apprendere da questa esperienza? Qual è lo scopo di un genitore?
Giugno 2020, le scuole sono chiuse da mesi. Come ogni anno è il momento dei bilanci. Ci guardiamo indietro e vediamo come e con quali specifiche competenze e risorse abbiamo affrontato le sfide e le situazioni poco usuali che si sono manifestate durante il lungo inverno. Per i nostri figli è arrivato il momento di staccare la spina, di salutare i compagni, lasciare le aule virtuali e disinstallare Meet, Zoom o Skype.
Se hai dei figli, al di là della regione in cui vivi, ti sarai certamente trovato a fare i conti con la DAD, acronimo di didattica a distanza, un nuovo modo di vivere la scuola in cui ci si connette all’interno di aule virtuali direttamente da casa.
Questa nuova modalità ha permesso, durante i mesi di lockdown, di mantenere un collegamento tra gli insegnanti ed i ragazzi, concedendo una nuova normalità alle giornate degli studenti, al grido di “la scuola non si ferma”.
Genitori e Didattica a distanza
La DAD è stata una sfida. Indirettamente è stato richiesto ad ogni genitore di aumentare le proprie risorse, l’organizzazione del tempo e la propria flessibilità.
La DAD può fornirci un importante spunto per analizzare le mille facce della genitorialità e i micro ruoli che ogni mamma ed ogni papà si trovano ad affrontare quotidianamente.
In un giorno ogni genitore assume ruoli diversi che fanno parte del macro ruolo genitoriale. Si passa dall’essere cuochi esperti di mangiar sano a personal trainer seguendo il benessere e le attività motorie dei bambini. Da maestri zen quando ci sono da placare liti a motivatori nei momenti in cui i ragazzi pensano di non farcela.
La genitorialità significa indossare un vestito diverso ogni volta che nasce un’esigenza. Il ruolo di genitore implica una vasta gamma di competenze che molto spesso non ci si rende conto di avere.
Durante la didattica a distanza ogni genitore è stato chiamato ad essere anche un po’ insegnante. Soprattutto chi ha i bambini in età di scuola primaria, li ha affiancati nella gestione e organizzazione del materiale e dei compiti a casa.
Ma vi siete chiesti se eravate veramente contenti e consapevoli di vestire, in questo caso, i panni di insegnanti?
Qual è il tuo scopo come genitore?
Ogni ruolo porta con se il suo perchè: lo scopo profondo che interiormente ci permette di farlo impiegando tutte le nostre energie. Se non abbiamo uno scopo ben preciso rischiamo di fallire, di non raggiungere il risultato, di entrare in un circolo di frustrazione che si ripercuote sulla nostra autostima. Ci è stato chiesto di collaborare con gli insegnanti e per il bene dei figli nessuno si è tirato indietro, è stato fatto del proprio meglio con le risorse che si avevano. Ma non è stata una scelta.
Quando non possiamo scegliere come agiamo? Quando il micro-ruolo è imposto dal macro-ruolo come ci sentiamo?
La DAD è solo il punto di partenza per compiere una riflessione più profonda su come, da genitori, ci approcciamo alle situazioni che ci si propongono nella gestione dei bambini.
Ricercare uno scopo in un ruolo che non abbiamo scelto, può essere un modo vincente per seguire i figli anche in frangenti della loro vita in cui non ci sentiamo portati, ne all’altezza.
Come si fa a trovare lo scopo?
Ponendosi delle domande di qualità. Lo scopo risponde alla domanda: “perchè faccio quello che faccio?”
Non è un quesito semplice. La risposta che ci daremo ci porterà alla radice della nostra motivazione genitoriale. In altre parole ci porterà a scoprire le ragioni profonde per cui agiamo come agiamo.
Potrebbe capitare che, di primo impatto, il nostro scopo non ci piaccia, o non sia abbastanza carico di energia da permetterci di ottenere risultati soddisfacenti. Ad esempio se alla domanda: “perchè segui i tuoi figli nel percorso scolastico”.
La risposta fosse: “lo faccio perchè mi sento obbligato, ma non ritengo di essere in grado”. È importante ridefinire lo scopo in base alla tue reali competenze e non a quello che dovrebbe essere.
Se non siamo assi nella matematica o nella stesura di un testo, prendiamo quello che sappiamo fare, che ci da gioia fare e lavoriamo su questi frangenti con i nostri figli. Poi se lo desideriamo potremo approfondire gli argomenti che non sono nelle nostre corde, ma deve essere un piacere.
I bambini memorizzano le emozioni. Imparano attraverso ciò che stimola la loro fantasia ed interesse. Apprendere è una delle gioie dell’essere umano, quando diventa un’imposizione o una sofferenza non si ottengono mai i risultati voluti.
Si impara e si apprende nella gioia.
Quando definiamo il nostro scopo, stabiliamo anche “come” voglio viverlo. Il sorriso è un componente fondamentale per ottenere risultati con i bambini, per coinvolgerli, diminuendo gli sforzi e sentendo meno la fatica. Può accadere che sentiamo il bisogno di nuove competenze e risorse per ottenere i risultati desiderati.
Le competenze si acquisiscono con l’allenamento, mettendosi alla prova.
Se ad esempio desideriamo che il momento di studio sia un momento piacevole per il bambino e per noi, un momento di scambio e di crescita, non possiamo approcciarci alla scrivania sbuffando o con il muso lungo. Facciamo vedere ai nostri ragazzi che l’atteggiamento è il primo passo per il risultato. Quindi creiamo uno spazio dedicato, in cui si possa sentire a suo agio, questo porterà entrambi ad avere dei comportamenti più distesi che influiranno anche sulle capacità di portare a termine il lavoro.
Vedrete come con pochi piccoli accorgimenti le vostre sensazioni miglioreranno. Lasciamo libero spazio alla fantasia, ai nostri sogni a quello che vorremmo. Se abbiamo la libertà di desiderare avremo anche l’opportunità di ottenere. Desiderare di più è un dono che facciamo ai nostri figli.
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