Erika Nadia Suriano: la coach di Gibberish, la lingua che dà spazio alle emozioni

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erika gibberish

A chi non è mai capitato di non trovare le parole adatte per esprimere le proprie emozioni e i propri stati d’animo? Oppure, di avere così tanta confusione in testa da sentire il bisogno di fare un po’ di pulizia?

Il Gibberish è un modo per poter far fronte a queste necessità, usando la creatività, uscendo dalla logica della ragione, e (perché no?) divertendosi.

Erika Nadia Suriano, una dei più famosi Coach di Gibberish in Italia, ci spiega meglio in cosa consiste e come utilizzarlo nella quotidianità.

Conosciamola meglio.

Erika è un concentrato di energia in un corpo minuto, grandi occhi neri e sorriso radioso che illuminano.

Counselor, Speaker Radiofonica, Coach di Gibberish, Teacher & Ambassador di Yoga della Risata e Insegnante Ufficiale di HYL (Heal Your Life) di Louise Hay

Ha 45 anni e da dieci ha scelto di lavorare su di sé  scegliendo la via del cambiamento. All’età di 17 anni ha iniziato a lavorare studiando di sera e durante i week-end. Dopo aver lavorato per 23 anni presso una grande azienda, proprio nel 2020, ha scelto di intraprendere una nuova strada. Una scelta che le ha permesso di fare un salto professionale, ma non solo. Un salto ha richiesto coraggio misto alle paure riconosciute e gestite.

Famiglia, crescita e libertà sono i valori grazie a quali è sempre riuscita a rimanere fedele al suo Sé più profondo. Il suo proposito di vita è: “Mi prendo cura delle relazioni ascoltando in modo attivo”.

Erika Nadia Soriano

Erika cos’è il Gibberish?

È la lingua ufficiale del non-sense, un borbottio, una lingua “senza senso”.
È il lallalare dei bambini, il grammelot teatrale (di Dario Fo), e nel mondo dei bambini troviamo il grande Gianni Rodari e tanto altro.

Con il Gibberish si allena la parte dell’emisfero destro del cervello. Ci permette di rientrare in contatto con il nostro intuito, aumenta l’assertività, l’autostima e permette di sospendere il potere della parola dando spazio alle Emozioni, quindi alla capacità di gestirle senza creare contrasti. Permette di divertirsi e di fare un viaggio nel paralogico, lasciando da parte per un attimo la logica che in qualche momento non ci permette di trovare la soluzione o l’idea giusta per noi.

Come sei arrivata al Gibberish e al non-sense in generale?

Grazie al teatro che ho praticato per 10 anni. Durante questo periodo, ho avuto modo di entrare in contatto con il non-sense tramite il grammelot, l’utilizzo di numeri per esprimere emozioni, esercizi di eloquio e riscaldamento della voce.

Nel 2015 ho incontrato la risata incondizionata (yoga della risata) e in quell’occasione ho conosciuto il Gibberish. Durante la formazione ho sentito un richiamo molto forte. Ho riconosciuto il potenziale di questa tecnica che già avevo sperimentato in teatro.

Successivamente, nel 2016, ho frequentato un ritiro di 5 giorni dedicato al Gibberish con Alex Sternick che mi ha dato l’opportunità di avvicinarmi ed esplorare la tecnica nel profondo, tramite esercizi ludici e tramite la meditazione Gibberish (divulgata anche da Osho).

Dopo questa esperienza ho ricevuto la chiamata interiore di divulgare questa tecnica che in primis ho fatto mia, portandola nel mio quotidiano, e così ho costruito il mio Workshop.

Cosa rappresenta per te il Gibberish?

Per me il Gibberish rappresenta uno strumento di comunicazione e di gestione delle emozioni che ho aggiunto nella mia “cassetta degli attrezzi” interiore.

Come si può “imparare” a parlare Gibberish? E Quali sono i vantaggi di questo modo di comunicare?

Il Gibberish s’impara già dalla nascita. Tutti noi siamo stati bambini, e nei primi 2 anni abbiamo parlato Gibberish inventando un linguaggio che ci ha permesso di riconoscere oggetti o azioni.

Per esempio, possiamo trovarci davanti un bimbo che per richiamare il bisogno di bere acqua dica “Aka Aka”. Quindi, per questo bimbo l’acqua si chiama Aka. E l’adulto, che si trova lì per soddisfare il suo bisogno, capisce che sta chiedendo l’acqua: è l’intenzione, il non verbale, che lo aiutano a comprendere che il bambino sta parlando di acqua.

Oppure, tutti abbiamo cantato una canzone in una lingua straniera a modo nostro.

Questo è praticare Gibberish. Io lo faccio ancora oggi! (sorride, ndr)

Nel diventare adulti la spontaneità di andare nel paralogico si perde. Ci strutturiamo, siamo influenzati dalle credenze e dai doverismi, perdiamo la spontaneità del bambino che chiede la sua “Aka”. Quindi, sfido chiunque a testimoniare che non ha mai praticato il Gibberish.

I vantaggi sono numerosi. Ne elenco qualcuno:

  • allena la parte dell’emisfero destro del cervello, la creatività;
  • permette di rientrare in contatto con il nostro intuito;
  • aumenta l’assertività;
  • aumenta l’autostima;
  • permette di sospendere il potere della parola e di dare spazio alle Emozioni, quindi di gestirle senza creare contrasti nella comunicazione;
  • permette di divertirsi e di fare un viaggio nel paralogico, di lasciare da parte per un attimo la logica che in quel momento non ci permette di trovare la soluzione o l’idea giusta per noi;
  • agevola la comunicazione nei Team e nelle relazioni;
  • gestisce la vergogna del parlare in pubblico;
  • ci si diverte fino a ridere tanto.

A chi consiglieresti il Gibberish e il Non-sense? Quando scegliere di utilizzarli e in che modo?

Il Gibberish è consigliato a tutti.

A tutti coloro che vogliono comunicare in modo efficace. A tutti coloro che vogliono gestire al meglio le proprie relazioni, che vogliono migliorare la propria balbuzie, che vogliono pulire il proprio linguaggio, che vogliono trovare la soluzione più funzionale al proprio caso.

È bene utilizzare il Gibberish quando ci si sente di “stare troppo nella logica”, quando i troppi pensieri non danno spazio alla mente, quando un team ha bisogno di trovare una soluzione o un’idea nuova.

Con il Gibberish si fanno dei gran bei brainstorming!

Grazie al non-sense accediamo alla nostra mente inattiva (la creatività) e disattiviamo la mente attiva (la logica).

Il modo migliore per utilizzare il Gibberish è trovare un ambiente protetto e cantare una bella canzone con un linguaggio inventato, alternando il vocalizzo con dei lunghi respiri.

Oppure, esternare le idee più bizzarre mischiando parole logiche con il Gibberish.
Un ultimo modo è la meditazione Gibberish. Osho consiglia di borbottare con parole senza senso per circa 2 minuti, seguite da un rilassamento, e tornare vigili con la propria mente e in ascolto del proprio intuito.

In ultimo, quali raccomandazioni ti senti di dare a chi si avvicina alla pratica?

Ci sono delle attenzioni da apportare, come in tutti gli strumenti che si utilizzano, ne elenco qualcuna:

  • parlare Gibberish, può smuovere energie interiormente. Siate consapevoli del suo potenziale;
  • rispettare il mettersi in gioco dell’altro quando si sceglie di parlare in Gibberish. Non è scontato che tutti siano pronti nello stesso momento;
  • è bene praticare il Gibberish in un posto protetto, ammenoché non sia condivisa la voglia di divertirsi. In questo caso si può praticare Gibberish in modo consapevole ovunque!

Ora non resta che provare, portando con sé la voglia di tornar bambini, e sperimentare questo nuovo strumento.

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