Conosci la differenza tra autoritario e autorevole? Sono simili ma hanno significati e realtà molto diversi.
Scoprire la differenza permette di comprendere dei caratteri importanti. L’autoritario ha la ragione della forza, l’autorevole la forza della ragione.
Autoritario
Il termine autorità, deriva dal latino auctoritas, fonda le sue origini sul modello gerarchico piramidale, dove il “capo” ricopre il ruolo al vertice e, sotto di lui, operano i “gregari”, ovvero i sottoposti.
In pratica questo ruolo investe chi è al vertice ed è investito di poteri direttivi, gestionali e decisionali. È la mente del sistema, mentre i suoi esecutori rappresentano le braccia e le gambe facilitandolo nelle mansioni tecniche e manuali.
Il suo stile è di richiedere e pretendere obbedienza assoluta, senza scendere a compromessi e ricorrendo anche a metodi punitivi e coercitivi.
Il suo potere limita la libertà personale dell’altro, in quanto non attiva la capacità d’ascolto e di comprensione, ma basa la relazione sulla sottomissione e talvolta anche sul conflitto. La sua frase tipica è “si fa così e basta!”
Il non ascoltare il punto di vista altrui insinua nell’interlocutore una perdita progressiva di autostima, che si sentirà sminuito anche nel suo modo di pensare e agire. Ogni errore verrà vissuto quindi come un vero e proprio fallimento e questo genera sempre più distacco e disaffezione dall’organizzazione in cui si opera.
Anche se la modalità autoritaria, in alcuni casi potrebbe rivelarsi utile, come ad esempio per uscire da situazioni d’emergenza in cui sia necessario agire rapidamente, il protrarsi nel tempo di questa condizione risulta spesso dannoso per l’intero sistema
Autorevolezza
Il concetto di autorevolezza, dal latino gravitas, esprime una carica o funzione che non viene imposta necessariamente dal ruolo assegnato e da una gerarchia del sistema. Si crea spontaneamente per le capacità dimostrate e l’empatia espressa dalla persona. Si tratta di un “potere” che generalmente viene concesso a chi offre protezione, rassicurazione, tutela e fiducia, in pratica a colui che opera attivamente nell’interesse dell’intera comunità.
Spesso questi ultimi, vengono considerati dei leader da cui traspaiono valori personali forti e radicati. La loro attività viene svolta a favore della collettività, della società in cui vive e lavora e il suo agire è svolto attraverso un comportamento partecipativo e non gestionale o direttivo tipico del capo autoritario.
Il comportamento partecipativo del leader autorevole lo pone ad agire in collaborazione con gli altri, ponendosi nel gruppo come un loro pari, coinvolgendoli nelle decisioni e nei progetti e riuscendo così ad influenzare il comportamento dell’intera collettività.
Essere un leader autorevole significa ispirare e influenzare. Avere una visione chiara di dove si vuole andare e riuscire a condividerla. Trasmetterla serve a liberare il talento delle persone che potranno così contribuire in modo proattivo, al raggiungimento di obiettivi comuni.
Qual è il segreto per essere autorevole?
Per essere riconosciuto come persona autorevole è necessario mantenere le promesse, essere compassionevole, dire sempre la verità e comunicare in modo assertivo.
Attraverso una comunicazione assertiva i leader autorevoli riescono a impostare relazioni equilibrate ed efficaci. Per farlo si basano su due fattori chiave:
- ascolto attivo, impostato sul rispetto, la reciprocità d’intenti e la condivisione di obiettivi
- empatia che si genera quando ci s’immedesima nell’altro, ponendosi dal suo punto di vista per comprenderne le ragioni e le motivazioni senza giudicarlo.
Bastano 4 semplici comportamenti per comunicare in modo assertivo:
- essere partecipe, interattivo e responsabile
- dimostrare fiducia nelle capacità altrui e valorizzandole
- Essere onesti e autentici, senza mostrare pregiudizio
- Trasmettere le proprie emozioni in modo chiaro, diretto e trasparente
Può una persona essere autoritaria e autorevole allo stesso tempo?
I due termini pur distinti, possono coesistere. Una persona può essere meritevole e quindi capace di rivestire un ruolo di prestigio e di potere e, al tempo stesso, essere capace di mantenere comportamenti adeguati in ogni circostanza, quindi competente nell’ambito in cui esercita, umilmente pronto a porsi allo stesso livello degli altri, modesto nel riconoscere i propri errori e farsene carico, dotato di lungimiranza per anticipare gli ostacoli o risolvere i problemi alla radice.
Genitore autoritario o autorevole?
Fino a qualche tempo fa era di moda essere autoritari. I genitori dettavano regole senza troppe spiegazioni e pretendevano dai propri figli obbedienza assoluta. Oggi, a questa comunicazione unidirezionale, si predilige una forma di rispetto reciproco che prevede la definizione di regole senza bisogno di imposizioni, ma piuttosto cercando di motivarne le ragioni.
Il genitore autorevole è sì fermo nell’insegnare e nel far comprendere le proprie ragioni, ma al tempo stesso ascolta attivamente e, se necessario si sofferma a spiegare. Questo genitore si può riconoscere dal tono della voce risoluto, ma mai minaccioso. Non ha paura delle proprie insicurezze, sapendo di non avere sempre tutte le risposte, ma è credibile.
I figli riconoscono l’autorevolezza dei genitori quando da loro arriveranno dei messaggi coerenti con i loro comportamenti. È la coerenza che legittima i genitori a dare delle regole che saranno rispettate senza che queste vengano imposte.
“Non inducete i ragazzi ad apprendere con la violenza e la severità, ma guidateli invece per mezzo di ciò che li diverte, affinché possano meglio scoprire l’inclinazione del loro animo” Platone
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