Gestione dei conflitti: 10 variabili da tener presente

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donna che da un pugno ad un uomo

Quando comunichiamo possiamo ritrovarci a dover affrontare e gestire un conflitto.

Il conflitto fa parte delle relazioni umane e provoca emozioni forti, ma anche sentimenti di malessere e frustrazione. Questo ci fa capire come sia importante saper gestire bene i conflitti.

Il conflitto non dev’essere considerato come un problema da risolvere, ma come una forma d’interazione da utilizzare per far crescere la relazione e migliorare di conseguenza la comunicazione.

Per affrontare nel modo giusto un conflitto partiamo dal presupposto che i rapporti tra le persone sono gestiti essenzialmente attraverso scambi comunicativi di tipo verbale e non verbale.

Pertanto non è solo importante quello che si dice ma, soprattutto, come viene detto. Bisogna, infatti, far attenzione al proprio non verbale perché “parla” di più rispetto al verbale.

Mimica, vicinanza, postura, tono della voce rivelano molto delle nostre vere intenzioni prima dell’informazione stessa che vogliamo trasmettere.

disegno uomo e donna che urlano

Tenere la parola a freno si può. Tenere il corpo a freno no. È molto più difficile. Il nostro corpo parla nonostante noi. Nonostante le nostre intenzioni. E qual è il risultato?

Disagi e problemi relazionali che possono essere gestiti nel momento in cui mettiamo in atto alcuni preziosi elementi di cui diventiamo consapevoli.

Cos’è il conflitto

Il temine conflitto deriva dal latino «conflictus»; significa urto, scontro. Fa riferimento alla guerra e secondo alcune definizioni è meno articolato, ma più distruttivo della guerra stessa.

Il conflitto viene vissuto ogniqualvolta due o più persone si trovano in disaccordo su una questione che minaccia i propri obiettivi, valori e bisogni. Spesso un semplice scambio di opinioni fra due persone si trasforma in un conflitto.

Succede quando durante la comunicazione una particolare parola ma, soprattutto, la modalità con cui viene espressa o il modo in cui si pone l’interlocutore, “tocca” uno dei due nella sfera emozionale e/o affettiva creando nella persona disagio, sensazioni sgradevoli o forti emozioni come rabbia e paura.

Ed è in quel momento che il contenuto della comunicazione non ha più significato. Il colloquio, di conseguenza, si può trasformare in una lotta di potere, in una ricerca della vittoria sull’altro.

Come gestire il conflitto

Pensare che il conflitto sia definitivo, significa farlo rimanere. In questi casi è difficile eliminarlo e spesso è anche gestirlo.

Non risolvere il conflitto equivale portarselo nella vita quotidiana con un’aggressività indiretta fatta di calunnie, lamentele, sarcasmi, pettegolezzi, invidia.

È per questo motivo che occorre individuare delle strategie per affrontarlo.

Per prima cosa è necessario considerare il conflitto come una divergenza. Un’area di contrattazione e negoziazione, uno spazio del possibile dove ancora non c’è una fase finale, non c’è un definitivo.

immagine disegnata cervello

Le 9 variabili per trovare la soluzione

In una situazione di conflitto le variabili in gioco, su cui riflettere, sono diverse.

Ecco le 10 variabili da tener conto per trovare le possibili soluzioni:

1.Consapevolezza: è importante riconoscere di essere in conflitto e di avere l’intenzione di gestirlo.

2. Setting: è necessario individuare un luogo specifico in cui fare l’analisi del conflitto. Non si può fare in un corridoio poiché ci sono delle regole che vanno condivise.

3. Tempo: è importante definire un tempo condiviso (ad es. dalle due alle tre e mezza).

4. Attori: tutti gli interessati sono gli attori del conflitto, ognuno con i suoi malesseri. Non dobbiamo pensare che solo una parte soffre mentre l’altra sta bene. C’è, infatti, chi soffre di più e chi di meno, però tutti salgono sul palco; non cerco il colpevole, non importa chi inizia anche se il comportamento va sanzionato. Un altro elemento da considerare è il numero delle persone tra cui, o di fronte a cui, si svolge e il loro ruolo. L’esposizione davanti ad altre persone aumenta la perdita, o l’acquisto, di potere, o di forza. Quello che avviene in pubblico è differente da quello che avviene nel privato. Davanti a un pubblico tutto assume proporzioni esponenziali.

5. Contesto: è importante definire il contesto in cui si è svolto. Ogni conflitto deve essere visto, inquadrato all’interno dell’ambiente specifico; a casa, per esempio, ha un valore diverso rispetto ad un bar o nello studio di lavoro.

6. Giudizio: occorre sospendere il giudizio per non rendere pregiudizievole la relazione; se vado avanti con il mio film faccio la profezia che si auto avvera;

7. Ascoltare: ognuno deve ascoltare le verità dell’altro altrimenti la comunicazione si blocca e si entra in un circolo vizioso e non virtuoso. Una delle regole comunicative è quella di non interrompere.

8. Valutazione: nella gestione del conflitto è importante partire da noi e farsi delle domande per capire:

  • che cosa specificatamente ci ha fatto irritare
  • che cosa ho provato o sto provando (rabbia, ansia, angoscia, depressione, o cos’altro)
  • qual è la ragione, come mai mi ha fatto irritare in questo modo.

La valutazione è soggettiva. Ognuno di noi va nelle situazioni con le sue idee, le sue credenze e convinzioni, i suoi valori, la sua etica, con le sue ferite e i suoi attaccamenti. Spesso ci portiamo dietro vecchie convinzioni automatiche. È la valutazione soggettiva dell’evento di ognuno che ci rende responsabili delle nostre emozioni. È importante comprenderlo perché nella gestione dei conflitti noi entriamo con tutto il nostro patrimonio di abitudini che mettiamo nella relazione con l’altro.

9. Io messaggio: un’efficace modalità comunicativa è quella dell’io messaggio; consiste nel fare riferimento a se stessi nel comunicare: “io ho questo problema…”, “io ho questa difficoltà, scusami se….ma….”

10. Contenuto dell’informazione: durante una conversazione con l’interlocutore, se si riesce a rimanere sulla nozione, sull’informazione, sul contenuto dello scambio comunicativo è possibile continuare la discussione e gestire le eventuali divergenze di opinioni e le diverse teorie o punti di vista.

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