Coronavirus una sfida di resilienza e pensieri positivi

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In questi giorni, il nostro pianeta sta affrontando un periodo straordinario, portandoci a cambiare radicalmente le nostre abitudini. Questo periodo verrà ricordato dai libri di storia come, la pandemia del COVID-19, più comunemente chiamato Corona Virus.

Come difenderci da questo virus?

Con l’emergenza legata al COVID-19 crescono le domande relative al contagio e come poter evitare di contrarre la malattia. Tutte domande che ci portano a compiere delle azioni che prima di oggi ritenevamo non fossero importanti come una stretta di mano, un abbraccio, un bacio o una carezza. Tutte azioni non avremmo mai immaginato risultassero così letali al contagio di un virus. Ma con il buon senso e un’adeguata educazione rispettandoci e rispettando le giuste direttive ministeriali, si arriverà alla conclusione di questa pandemia.

Tutto qua?

Questa direttiva anche se difficile è la parte più semplice. Il vero problema non parte dall’esterno, ma dal nostro interno. La nostra mente viene bombardata da migliaia di informazioni di vario genere che per di più sono ad impatto negativo. L’esperienza quotidiana ci dice che la maggior parte dei problemi, nascono da difficoltà comunicative. Nel mondo della comunicazione e della formazione in particolare, viene insegnata una regola aurea secondo la quale il cervello non comprende le negazioni.

Cosa succede al cervello quando si esprimono frasi al negativo?

Le frasi al negativo richiedono tempi di elaborazione da parte del cervello molto più lunghi rispetto agli stessi concetti espressi positivamente. Inoltre, vista la lunghezza del processo è più probabile che il cervello incorra errori di comprensione ed esecuzione. Pronunciare intenzioni positive per suggerire e consigliare intenzioni positive agli altri è il modo migliore per far accedere a ciò che si vuole.

Portare il piano della comunicazione sull’espressione positiva ha una doppia valenza. Innanzitutto rendi l’intervallo verbale più efficace, in secondo luogo insegna ad un individuo a esprimersi utilizzando frasi di azione mirate ad uno scopo.

Qual è il nostro scopo?

Nell’epoca che stiamo vivendo il nostro scopo fondamentale è essere padroni di noi stessi. Se vogliamo il benessere dobbiamo essere capaci di padroneggiare il nostro malessere. Da qui la necessità di migliorare un aspetto fondamentale: la Resilienza.

Cos’è la resilienza?

Fin dai tempi più antichi gli esseri umani si sono distinti per la capacità di sopravvivere a disastri naturali, guerre e ad ogni sorta di carestia o malattia. Quindi potremmo dire che l’abilità di combattere e rialzarsi è una condizione innata della storia dell’essere umano.

Considerare la difficoltà come opportunità mobilita le proprie risorse interne ed esterne. È una sfida alla quale non ci si può esimere per il raggiungimento di un equilibrio più funzionale. Affrontare le innumerevoli avversità della vita, ci porta a richiamare una straordinaria abilità che ognuno di noi possiede in misura minore o maggiore, note come resilienza.

In psicologia la resilienza è la capacità di un individuo di affrontare, resistere e riorganizzare in maniera positiva la propria vita dopo aver subito eventi particolarmente negativi e traumatici. Da non confondere con la resistenza, che è la capacità di resistere, quindi di opporsi non di adattarsi.

Si tratta di un dono inestimabile, che non rende invincibili, e non è neppure sempre presente. Gli individui resilienti, hanno trovato in se stessi, nelle relazioni umane e nei contesti di vita, quegli elementi di forza per superare le avversità.

Tra i vari elementi di forza ne possiamo evidenziare 5

  1. Ottimismo: la disposizione a cogliere il lato buono delle cose. Chi è ottimista tende a sminuire le difficoltà della vita e a mantenere più lucidità per trovare soluzioni ai problemi.
  2. Autostima: avere una bassa considerazione di sè ed essere molto autocritici, conduce ad una minore tolleranza delle critiche altrui, associando dolore e amarezza, aumentando la possibilità di sviluppare sintomi depressivi.
  3. La robustezza psicologica ( Hardiness): la possiamo scomporre in tre sotto-componenti: Il controllo (la convinzione di controllare l’ambiante circostante, mobilitando le risorse per fronteggiare le situazioni). L’impegno (una chiara definizione degli obiettivi facilitando una visione positiva di ciò che si affronta) e la sfida, che include la visione dei cambiamenti come incentivi e opportunità di crescita.
  4. Le emozioni positive: ovvero il focalizzarsi su quello che si possiede, e no su ciò che ci manca.
  5. Il supporto sociale: riguardante le informazioni provenienti da altri, come essere stimati, amati e apprezzati. In definitiva, ciò che determina la qualità della resilienza e la qualità delle risorse personali e dei legami che si sono potuti creare prima e dopo l’evento traumatico. In termini di resilienza vuol dire modificare lo sguardo portando l’attenzione alla risoluzione del problema stesso. Per mettere in atto la resilienza e, pertanto necessario cambiare la concezione di se stessi, degli altri e del mondo.
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