Quante volte ti sei sentito dire: “Non lavori troppo?”, “Perché finisci sempre così tardi?”, “Ma non hai una vita?”. La sindrome da dipendenza dal lavoro, o sindrome da workaholism, introdotta nel 1971 dallo psicologo statunitense Wayne Oates, è un disturbo ossessivo-compulsivo, un comportamento patologico di una persona troppo dedita al lavoro e che pone in secondo piano la sua vita.
Alcuni campanelli d’allarme possono essere:
- lavoro durante il tempo libero o weekend,
- stile di vita frenetico,
- pensieri fissi al lavoro,
- accumulare lavoro,
- ansia,
- alte aspettative,
- mania di controllo,
- isolamento sociale,
- disturbi fisici come mal di testa e mal di stomaco.
È importante distinguere quello che può essere un periodo piuttosto intenso di lavoro (nuovo progetto, nuove abilità da apprendere, scadenze importanti…) rispetto al dedicarsi incessantemente al lavoro come consuetudine. La dipendenza da lavoro si presenta in varie fasi dalla più lieve alla più profonda. In quest’ultimo caso è necessario l’intervento di un professionista.
Voglio raccontarti la mia esperienza, seppur non patologica, in modo che tu possa avere un esempio concreto e magari esserti d’aiuto. Fino a qualche tempo fa, pensavo che fosse “normale” dedicarsi al lavoro in modo continuo, senza pause, alla ricerca di un risultato eccellente e del riconoscimento da parte degli altri. Le giornate erano tutte uguali: lavoro, cena, divano, letto… e di nuovo da capo. Ero convinta di non avere tempo per fare nulla, la sera ero stanca e finendo tardi la scusa era buona per non andare in palestra o non fare quel corso d’inglese che per tanto tempo ho rimandato.
Per me l’ufficio era un rifugio tranquillo in cui chiudere fuori il resto.
Ecco! È qui l’inghippo: “chiudere fuori il resto!”. Fintanto che restavo al PC avevo la possibilità di non pensare alla mia vita, di non portare l’attenzione su ciò che non andava, di anestetizzare le emozioni negative, ansie e turbamenti. Semplificavo e fuggivo.
Le paure legate al lavoro facevano meno paura di quelle legate alla mia sfera personale e così decidevo di lasciare quest’ultime in fondo al pozzo per non sentirle.
I miei compagni di giornate erano: attacchi di panico, ansia, noia, rabbia, preoccupazione, frenesia mal di stomaco, inappetenza, tosse nervosa…
Durante un Percorso di Crescita Personale, con la giusta guida, mi sono resa conto di questo e la mia vita ha iniziato a stravolgersi! Ho iniziato a guardarmi allo specchio, a sentire ciò che pensavo di me, ad ascoltare e affrontare alcune delle mie paure. Non è stato un percorso semplice, ma da quando ho portato l’attenzione su di me, sulle mie emozioni, sui miei pensieri, credenze e convinzioni ho imparato a mantenere un equilibrio tra “dovere e piacere”, ottenendo risultati molto più importanti e gratificanti rispetto a prima (nonostante il minor impiego orario). Sono passata dal non avere tempo per fare nulla ad andare in palestra, curare le relazioni con gli amici e famigliari, frequentare corsi di crescita personale, leggere, fare teatro… Insomma, ho scoperto di avere una vita e ho iniziato a viverla!
Incomincia a farlo anche tu, perché ricorda, tu puoi e te lo meriti!
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