Elogio alla lentezza

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ragazza sul prato

L’attuale stile di vita rapido e incalzante che esprimiamo attraverso l’uso degli strumenti digitali dove tutto viene comunicato in tempi record attraverso e-mail, sms, tweet, ci spinge ad attraversare le cose senza abitarle, senza viverle.

Ci abitua a muoverci e a pensare ad un tempo incalzante e frenetico che ci allontana dal nostro naturale ritmo di movimento e di pensiero umano.

Anche il professore Lamberto Maffei, ex direttore dell’Istituto di Neuroscienza del Cnr, ci ricorda che l’uomo non è programmato per essere troppo veloce.

Il professor Maffei ci invita al pensiero lento che asseconda i tempi naturali della persona e del suo cervello.

Il desiderio di emulare le macchine rapide create da noi stessi, a differenza del cervello che invece è una macchina lenta, diventa fonte di angoscia e di frustrazione”, scrive Maffei, “e può portare a soluzioni sbagliate e a danni all’educazione”. 

Accumuliamo stimoli, notizie, immagini, foto. Saltiamo da un’informazione all’altra, attratti da un titolo accattivante o da un’immagine seducente. Ci abituiamo ad accontentarci della superficie delle cose, senza andare in profondità e conoscerle veramente.

Entriamo nel “negozio” online e veniamo attratti da un bellissimo vestito, ma non ci diamo il tempo per toccarlo e sentire la stoffa di cui è fatto. Non cogliamo l’emozione da cui è nato o fantasticare come ci starebbe addosso, in quale occasione indossarlo. Questo perché veniamo subito catturati da un altro vestito ancora più seducente e poi da quello successivo.

Così, passiamo da un vestito all’altro e finiamo per uscire dal “negozio” frastornati, svuotati e senza nulla tra le mani.

“Tutto passa e se ne va in una frenesia di stimoli, in un galoppo rumoroso veemente ed effimero, lasciandoci storditi e impoveriti”.
(José Tolentino Mendonça)

Così accade anche ai nostri bambini: sovra-stimolati, sovraccarichi di oggetti materiali e privati di spazi di lentezza e di noia.

Cosa fare?

Bisogna sviluppare la Lentezza come via per riconnetterci con il qui ed ora della presenza.

Come antidoto per proteggerci dall’affrettarci compulsivo, dalle parole ripetitive e banali, come terapia contro gli effetti dello stress digitale e la frenesia del fare. Come strumento di resilienza per andare in profondità nelle esperienze.

Lo scrittore Luis Sepùlveda, autore della bellissima favola intitolata “Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza”, arriva ad attribuire alla lentezza il valore di un comportamento di rottura, di un gesto rivoluzionario.
“È una nuova forma di resistenza: in un mondo dove tutto è troppo veloce, il potere più grande è quello di decidere che cosa fare del proprio tempo”.

La lentezza mette in atto una rottura dello schema funzionale e utilitaristico.
Sceglie di annotare i piccoli spostamenti di significato, gli scambi di sapore, l’impasto diverso e intimo delle cose che può venire alla luce.

La lentezza sviluppa la creatività e l’incontro

Un vecchio proverbio popolare recita: “Respira, prima di parlare”.
E nell’attimo del respiro c’è il riconoscimento del valore della lentezza che riesce a farci ascoltare le ragioni degli altri prima di esporre le nostre. Questo ritmo, non sottoposto alla pressione di continui strappi, porta al vero dialogo ed a una ricerca di reciproca conoscenza.

La frenesia, porta all’indifferenza ed al distacco dalla realtà. Fermarsi e rallentare, fa bene non solo al cuore, ma anche alle nostre relazioni, agli affetti, a riconnetterci con noi stessi, agli altri e all’ambiente.

Diffondere il piacere della lentezza con piccoli gesti. Per esempio, in fila al supermercato, davanti a uno sportello di banca, in un locale pubblico, non cedete alla tentazione della rabbiosa insofferenza, approfittatene per fare una nuova conoscenza e ascoltare una storia.
Saluta le persone che incontri, smetti di scrivere sms utilizzando simboli o abbreviazioni.

Fai una cosa alla volta. Limita l’uso della macchina. Dai un taglio alle agende colme di impegni.

Alterna la spesa al supermercato con quella nel negozio sotto casa. Sostituisci lo zapping con una lettura serale. Gustati la città con passeggiando a piedi.

Fai sperimentare la lentezza come momento del creare, gustare, raggiungere, piuttosto che del “perder tempo“. Ecco un bel regalo per i figli. Fornisci esperienze di lentezza come opportunità per la “noia” che non è altro che il momento in cui la creatività si sveglia.
Non usare la tecnologia come una cura per la noia o al primo secondo di inattività.

Come diceva Alexander Langer:

“agire più lentamente,
più profondamente,
più dolcemente”

Un vero “regresso” rispetto al motto olimpico del più veloce, più alto, più forte.

Oggi chiameremmo questo modo di agire, resilienza.

” Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure
e in esperienze.
….
Soprattutto, non affrettare il viaggio
fa che duri a lungo,
per anni
e che da vecchio
metta piede sull’isola,
tu,
ricco dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei
mai ti saresti messo sulla strada:
che cos’altro ti aspetti?”

Itaca – poesia di Costantino Kavafis

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