Le emozioni sono parte della nostra vita e si legano al nostro modo di percepire e reagire alle cose e persone.
Molti di noi si impegnano per razionalizzare tutto, evitando di sentire le emozioni per paura. Ma questo non aiuta, anzi.
Le emozioni sono energie che fluiscono e ci parlano costantemente di noi. Non si possono fermare.
Le emozioni sono messaggeri innocenti. Non hanno intenzioni positive o negative.
Le emozioni sono fedeli compagne di viaggio che non ci abbandonano mai.
E questo vale per tutte le emozioni! Anche per la paura, la tristezza, la rabbia, la vergogna.
Riconoscere le emozioni
Fin da bambini, gli adulti ci insegnano con il loro esempio ad ignorare, allontanare, temere, perfino a soffocare le emozioni che ci creano uno stato di disagio. Senza rendersi conto che ci stanno togliendo uno strumento meraviglioso di conoscenza di noi stessi, di orientamento e di evoluzione nella nostra vita.
I bambini guardano, osservano il papà, la mamma, la maestra, l’allenatore sportivo e fanno domande perché hanno bisogno di conoscere e di avere conferme.
“Mamma sei triste?” Spesso l’adulto, per vergogna o perché lui stesso non ha piena consapevolezza di ciò che sta provando, porta il bambino fuori strada: “No, sono solo stanca… sono affamata...”. E l’azione successiva è mangiare, o accendere la TV. Così il bambino impara che di fronte a un’emozione di disagio non ancora chiara, invece, di porre attenzione per capire di cosa si tratta, è meglio ignorarla o soffocarla con una distrazione sensoriale.
Questo accade perché l’adulto, a sua volta, non ha ricevuto il testimone dai genitori. Non ha sperimentato quanto, accogliere e ascoltare le proprie emozioni, possa fare la differenza sul proprio benessere.
Coltivare la conoscenza emotiva con i bambini sarebbe molto facile perché sono curiosi, imparano tantissimo e velocemente. Per esempio con il gioco o con le favole dove i personaggi parlano di noi e delle emozioni che ci attraversano. È una forma di svelamento, di allenamento e di divertimento. Il gioco e le favole aiutano il bambino e l’adulto a fare amicizia con le emozioni e a non temere queste energie che ci appartengono.
Le emozioni sono energie che fluiscono e non si possono fermare. Come l’acqua e il vento.
Possiamo decidere di ascoltarle e orientare l’energia per favorire il ben-essere. Il senso di efficacia e l’autostima.
Oppure possiamo decidere di ignorarle, rifiutarle o addirittura bloccarle impiegando l’energia per mantenere il mal-essere.
Come l’acqua e il vento se vengono bloccati nel loro fluire si trasformano in tsunami e trombe d’aria che travolgono tutto, così le emozioni ignorate si trasformano in forze incontrollate che a lungo andare possono travolgere il nostro equilibrio, come la rabbia, il rancore, il senso di colpa.
Le emozioni non hanno intenzioni positive o negative
Sono piccioni viaggiatori che trasportano messaggi importanti. Non sono buone o cattive. Non ci vogliono ferire o fare star male. Ci informano della reazione che sta avendo il nostro sistema corpo come stiamo reagendo agli stimoli esterni e interni.
La tristezza ad esempio ci dice “Ecco, stai sentendo la mancanza di qualcosa o di qualcuno”.
La rabbia ci dice “Ecco, qualcosa o qualcuno sta calpestando un tuo bisogno o valore molto importante”.
La vergogna ci dice “Ecco ti senti inadeguato perché ti stai giudicando“.
Una volta che si sono ascoltate, le emozioni non fanno più così paura. Hanno assolto al loro compito: motivare all’azione. Una volta capito il messaggio posso rispondere a quella parte di me che mi ha parlato: “Okay! Ora ho capito perché mi sento arrabbiato! Questa persona non sta rispettando il mio valore. Come posso intervenire per rispondere al mio bisogno?”
Solo se ci mettiamo in posizione di ascolto possiamo ricevere questi importantissimi messaggi e predisporci all’azione. Infatti emozione significa mettere in movimento.
Le emozioni sono fedeli compagne di viaggio che non ci abbandonano mai.
Sono presenti fin dal principio, quando ancora siamo nell’utero materno. Entrano in risonanza con le emozioni percepite dalla madre, col suo battito cardiaco, con le vibrazioni della sua voce, con le contrazioni/rilassamento dei suoi organi interni.
E sono presenti fin nell’ultimo periodo della nostra vita. È straordinario osservare come la persona in età molto avanzata, perda gradualmente la salute e la funzionalità motoria e cognitiva, ma la capacità di percepire le emozioni rimane sempre presente. Anche la persona con grave demenza, incapace di comunicare verbalmente, o con minima mobilità. o vigilanza, percepisce e risponde agli stimoli emotivi con lo sguardo, il sorriso, con le lacrime, con la variazione del battito cardiaco.
Ho un sogno
Mi piacerebbe che la scuola del prossimo futuro si basi sullo sviluppo dell’intelligenza emotiva, offrendo spazi d’esperienza e di apprendimento del linguaggio emotivo rendendo il bambino e il ragazzo capaci di ascoltarsi, di orientarsi verso la piena espressione di sé grazie all’aiuto di tutte le sue compagne di viaggio: le emozioni.
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