Come ti sentiresti sapendo di poter prevenire o prenderti cura del tuo mal di schiena anche a tavola?
L’82% della popolazione mondiale soffre o ha sofferto almeno una volta nella vita di mal di schiena.
Possiamo intervenire sul nostro stile di vita e sull’alimentazione per prevenire o prendersi cura del mal di schiena?
La risposta è sì. Le scelte alimentari che compiamo quotidianamente possono avere un’influenza funzionale o meno sul mal di schiena. Ci sono, infatti, dei muscoli che sono a stretto contatto con l’apparato digerente e tendono a reagire, contraendosi e disperdendo l’elasticità necessaria, a tutte le perturbazioni in atto dell’apparato stesso.
Sono tre i muscoli interessati:
- il diaframma respiratorio
- l’ileo-psoas
- il quadrato dei lombi.
Il diaframma si appoggia sul fegato, sullo stomaco e in piccola parte con l’intestino crasso, deputato alle funzioni di eliminazione dei prodotti di scarto di ciò che si mangia.
Il muscolo ileo-psoas, che è l’unico muscolo del corpo che collega il busto con gli arti inferiori, è in contatto con tutto l’intestino il quale si appoggia su di esso.
Il quadrato dei lombi è in contatto anch’esso con l’intestino tenue e crasso e con i reni.
Quali disturbi dell’apparato digerente possono far contrarre questi muscoli?
Le disarmonie o patologie più diffuse dell’apparato digerente sono: digestione lenta, stitichezza, infiammazioni a carico dello stomaco, del fegato, del pancreas, dei reni, dell’intestino, calcoli del fegato e della cistifellea, solo per citare quelle più conosciute.
Sono le nostre abitudini alimentari la causa di queste disfunzioni. Il perdurare di determinate abitudini altera il buon equilibrio dell’apparato digerente che riflette il proprio disagio sulla muscolatura circostante.
Ecco 6 consigli alimentari per prevenire queste patologie
1. La prima fase digestiva è in bocca
Il primissimo consiglio da osservare, a prescindere da ciò che si decide di mangiare, è masticare accuratamente ogni boccone sia che si mangi cibo crudo che cotto. Lo insegnano già alle elementari.
Perché è così importante?
Semplicemente perché nello stomaco, dove avviene la seconda fase della digestione non ci sono i denti. Il masticare bene ogni boccone facilita questa seconda fase e le successive.
Meno mastichiamo e più lo stomaco dovrà prolungare il proprio lavoro facendo percepire un senso di pesantezza per diverse ore.
Quante volte dobbiamo masticare per boccone?
C’è un detto che suggerisce di “bere i cibi solidi e masticare i cibi liquidi” per far sì che la fase digestiva dello stomaco sia agevolata al meglio.
Generalmente sono suggerite almeno trenta masticate per boccone. È più importante, però verificare con la lingua, prima di deglutire il boccone, se ci sono dei residui ancora masticabili.
Come faccio a masticare ogni boccone trenta volte se ho una pausa pranzo di solo mezz’ora?
In questo caso è importante organizzarsi. Se si ha poco tempo a disposione evitare di prendere troppe pietanze da consumare. In questi casi è meglio prendere un solo piatto, magari combinato, e masticare accuratamente. Masticare permette, anche, di avvertire il senso di sazietà.
Per imparare a masticare di più, il suggerimento è allenarsi con la verdura cruda. La verdura richiede una maggiore masticazione rispetto ai cibi cotti che, invece, inducono a masticare meno. Lo stomaco ha meno difficoltà a ridurre i cibi cotti in frammenti più piccoli.
2. Invertire l’ordine delle pietanze
Questo è il secondo importante suggerimento. Mangiare almeno due porzioni di verdura cruda prima di ogni pasto, sia per il motivo appena spiegato, sia per favorire una migliore digestione di ciò che si decide di mangiare dopo.
La verdura cruda è ricca di enzimi digestivi che aiutano tutte le fasi successive. Inoltre l’alto contenuto di fibre, facilita il transito intestinale prevenendo così possibili episodi di stitichezza.
3. Bere lontano dai pasti
Bere lontano dai pasti mantiene la diluizione dei succhi gastrici nella concentrazione ideale per favorire la migliore digestione. L’abitudine di bere acqua durante i pasti, inficia l’azione dei succhi gastrici e prolunga di non poco la digestione.
Potresti chiederti: ma se dovessi aver sete cosa faccio, non bevo?
Se si ha sete mentre si mangia è importantissimo bere. Tuttavia si possono mettere in atto delle strategie che evitano di far suonare il campanello d’allarme della sete durante i pasti.
Ecco quali:
- Bere due bicchieri d’acqua almeno mezz’ora prima di un pasto
- Fare uso di poco sale sulle pietanze favorendo l’uso di erbe aromatiche; infatti, un grammo di sale lega a sè trentacinque grammi d’acqua per essere disciolto
- Evitare alimenti troppo salati e alimenti conservati (il sale è un conservante) perché inducono a bere durante i pasti.
Come suggerito precedentemente mangiare verdura cruda, apporta un discreto quantitativo di acqua capace di fare fronte alla sapidità di alcuni alimenti.
È meglio non bere neanche un bicchiere di vino o di birra?
Bere del vino o della birra quando si è in piacevole compagnia non crea disturbi irreparabili. La differenza lo fa se si ha la costante abitudine a pasteggiare con acqua, vino o birra. Se accade occasionalmente l’apparato digerente non viene alterato nelle sue funzioni.
4. Ridurre l’uso del sale a tavola
Come, già anticipato, il sale richiama a sè molta acqua per essere disciolto procurando difficoltà digestive. Il sale, inoltre, favorisce l’irrigidimento muscolare dato che i muscoli sono costituiti di circa l’80% d’acqua.
Muscoli rigidi sono alla base dei dolori articolari, quindi meglio farne un limitato uso.
Come faccio a insaporire il cibo?
Innanzitutto il sale non insaporisce, ma copre il sapore degli alimenti. Come detto in precedenza si può ricorrere all’uso delle erbe aromatiche che realmente insaporiscono le pietanze. Utilizziamo le foglie di sedano, tritandole per farne un intingolo con l’olio, che sono ricche di cloruro di sodio, cioè il sale da tavola, ma nelle giuste concentrazioni di cui abbiamo veramente bisogno.
5. Consumare frutta e dolci lontano dai pasti
La frutta ha un tempo di digestione nello stomaco talmente breve da passare quasi direttamente nel duodeno dove avviene la digestione degli zuccheri in essa contenuti.
Il rallentamento del passaggio della frutta dallo stomaco al duodeno, produce fermentazione per via dell’ambiente fortemente surriscaldato e acido all’interno dello stomaco.
La fermentazione tende a rallentare la digestione, a produrre gas e a percepire un senso di pesantezza.
Lo stesso discorso vale per i dolci a fine pasto.
Se dovesse capitare una volta ogni tanto di mangiare un dolce a fine pasto, l’apparato digerente non viene messo a repentaglio. Sarebbe diverso avere l’abitudine di mangiare un pezzo di torta o un cioccolatino al termine di ogni pasto. In questo caso la flora intestinale, e non solo, viene messa seriamente in crisi di funzione.
6. Evitare o ridurre al minimo il consumo di caffè
Il consumo di caffè ha un forte impatto sulla tensione muscolare. Infatti, il caffè come il tè, il cioccolato, il tabacco, la liquirizia, gli alcolici, fa parte delle famiglia delle sostanze nervine capaci di generare stress al sistema nervoso.
Quando il sistema nervoso è sotto stress, di pari passo, i muscoli tendono a rimanere in tensione generando compressione articolare e, quindi, dolore.
Si può vivere senza bere caffè. Il caffè è una sostanza che non rientra nei bisogni primari di sopravvivenza. Di fatto viviamo in un Paese che è tra i maggiori consumatori di caffè, per cui è più che un’abitudine.
Oltretutto il caffè produce acidità di stomaco e di riflesso il diaframma, che si appoggia su di esso, tende a stare teso per difesa procurando stress in sede lombare dove i suoi tendini prendono attacco scheletrico.
Ma neanche uno?
Se capita di bere un caffè ogni tanto il sistema nervoso non ha il tempo di “stressarsi”, diverso è se ho l’abitudine di bere un caffè al giorno.
Non è forse vero che le gocce d’acqua a una a una sono capaci di scavare un buco?
Il messaggio che voglio veicolare è quello di valutare la propria alimentazione. Consumare caffè, dolci e alcolici durante i pasti, sono abitudini a cui si può rinunciare. Se non si riesce a farne a meno, allora sì che si rende necessaria una rivisitazione delle proprie abitudini.
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